Nell’universo musicale dominato da tendenze e cliché, il cantautore di origine sarda Saba (all’anagrafe Salvatore Saba) lotta per portare avanti la sua missione di libertà espressiva guidandoci nel suo viaggio con “Haram”. Il titolo di questo lavoro discografico, tratto dalla lingua araba, indica tuto ciò che è “proibito”, portando l’ascoltatore a riflettere sul significato di individualità e inclusione. “Haram” è un’ode alla libertà di espressione e all’autenticità, una fusione di suoni che colgono lo spirito dell’identità personale e della lotta per essere se stessi, unici nelle proprie peculiarità, in un mondo che spesso etichetta e margina.
Saba ci racconta di un amore sbocciato nel cuore del deserto tra due persone appartenenti a due ranghi sociali diversi, che tra il timore dell’accettazione e l’ansia del giudizio, si allontanano a causa delle influenze esterne “…mi porti a vedere le dune nel Sahara, ma mi lasci la mano se vedi le persone..” – dimostrando come a volte i pregiudizi derivati da stupide etichette, ci impediscano d’essere noi stessi e di vivere appieno le nostre vite.
La scelta del titolo non è casuale infatti, rappresentando ciò che è vietato, si fa portavoce di un messaggio di speranza e resilienza, diventando un inno per coloro che si sentono fuori posto, ma anche una colonna sonora per coloro che inseguono con coraggio la propria strada, nonostante le convenzioni e le sfide che tendono ad offuscare il loro cammino. Un grido alla disobbedienza, a ritrovare il coraggio di essere se stessi, di vivere senza essere bollati di etichette che non sono altro un velo volto a mascherare le paure di chi le pone.
Con questo brano, l’artista vuole essere una guida per le nuove generazioni, rappresentando al meglio la libertà di espressione di ognuno di noi.