Cinque detenuti ogni anno potranno lavorare agli scavi di Pompei grazie ad un protocollo d’intesa per il reinserimento sociale. L’accordo, firmato questa mattina, vedrà protagonisti il Parco Archeologico, il carcere di Poggioreale, tribunale di Sorveglianza, Garante dei detenuti e Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. “I detenuti potranno lavorare in vari settori, secondo le proprie competenze: dalla manutenzione del verde alla digitalizzazione degli archivi, e ancora negli uffici amministrativi o nell’accoglienza” ha spiegato il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel.
«La formazione professionale e la cultura sono elementi fondamentali per dare un’opportunità di riscatto ai detenuti – ha detto il Direttore della Casa Circondariale “Giuseppe Salvia” Poggioreale, Carlo Berdini, portando anche i saluti del ministro Carlo Nordio – e abbiamo messo in rete tante eccellenze della Campania. Con il teatro San Carlo presto ci sarà l’assunzione dei primi ex detenuti, anche se a tempo determinato”. Per il garante regionale dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, l’iniziativa “è un connubio straordinario per il processo di riabilitazione sociale in cui i detenuti imparano a prendersi cura di sé e della comunità».
Secondo Patrizia Mirra, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, «la firma di questo protocollo è una tappa bellissima di un percorso positivo che avvicina le istituzioni. Questo è il modo migliore di abbinare formazione e lavoro, un binomio inscindibile per arrivare al reinserimento”. Il Provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Campania, Lucia Castellano, ha parlato della “fatica che fanno i detenuti di questo territorio. In tanti ogni giorno escono per lavoro e rientrano in carcere, tra mille difficoltà».
Il Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, ha spiegato che «nell’esecuzione della pena i diritti devono essere applicati. Formazione e lavoro di pubblica utilità sono strumenti che preparano al rientro nella società”. Presenti anche il presidente del tribunale di Torre Annunziata, Ernesto Aghina, il capo della Procura oplontina, Nunzio Fragliasso, che hanno in vigore con il Parco Archeologico due importanti protocolli: uno per l’espiazione della pena attraverso la messa alla prova, l’altro per il contrasto ai ‘tombaroli».