Negli ultimi decenni di volenterosi filantropi preoccupati del destino del Sud ne abbiamo avuti centinaia. Alcuni esempi sono la Fiat che benignamente accettò in regalo migliaia di miliardi di lire per edificare lo stabilimento di Melfi (come altri in tutto il Sud), l’Italsider a Taranto, oggi Ilva, per il quale si profusero migliaia di miliardi di soldi pubblici per poi regalare tutto a Riva, il petrolchimico a Brindisi, stabilimenti di ogni genere: quelli di lavapiatti e di pneumatici, riparazioni di vestiti e produzioni di atterie per automobili, alta tecnologia e aeroplani, addirittura materiali per i viaggi spaziali o venditori di cibo “tipico” piemontese…tutto voluto e pagato “per” il Sud, ma nulla è cambiato nel divario con le altre aree d’Italia e d’Europa; non solo, nel frattempo si è trovato il tempo di “salvare” tutte (dico tutte nessuna esclusa) le banche del Sud per devolverle a quelle del nord. Forse qualcuno avrebbe dovuto chiedersi se questo filantropismo non fosse un po’ peloso o se questa non fosse una strategia sballata; specialmente le persone e le Istituzioni deputate a dire la loro sul da farsi per il Sud. Invece, oltre al solito chiacchiericcio, che si fa? Si inventa un sistema uguale a quello fallito ma più forte, pratico e permanente con il quale chiunque con una domandina può aggirare limitazioni urbanistiche, regole edilizie, problemi ambientali e farsi pagare dal contribuente italiano il terreno, il capannone e i macchinari con il credito d’imposta. Con un bel “chi se ne frega” del bilancio pubblico, dell’ambiente, del paesaggio, della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge! Queste sono le ormai famigerate Zes.
Così i grandi giornaloni si scatenano a sostenere le iniziative delle imprese internazionali a “favore” del Sud; le quali imprese promettono sui media a caratteri cubitali di assumere migliaia di lavoratori -anche se vengono sottratti alle imprese meridionali che ci sono- in modo da arrotondare i loro profitti sempre grazie ai soldi destinati al Sud!!! Cosa di cui, secondo loro, noi tutti dovremmo gioire a crepapelle! Poi, a cose fatte, leggeremo le statistiche confindustriali che diranno che grazie al tale investimento la tale regione del sud è divenuta la più virtuosa d’Italia per aumento del Pil senza dire che l’aumento non è del Pil della regione ma quello della multinazionale che è venuta a insediarsi al Sud. E delle imprese del Sud chi si occupa? Anche qui un bel “chi se ne frega” tanto i meridionali votano senza protestare mai e non protestano neanche se i loro risparmi evaporano nelle banche “risolte” cioè volatilizzate portando con se le azioni dei risparmiatori con buona pace del dettato costituzionale e di mezzo codice civile e penale.
Fanno male i meridionali a non scendere in piazza? Fanno male a non organizzarsi nel primo partito con sede al Sud? No, non servirebbe perché già è pronto il piatto di lenticchie con il quale comperare anche il/la Presidente o Ministro di turno se serve… quanto meno per gratificarlo/a della fatica profusa per creare il partito e vincere le elezioni. Né serve creare imprese meridionali che debbano concorrere contro quelle del Nord (così generosamente sussidiate con i soldi delle tasse) mentre le imprese “normali” continueranno la loro infinita lotta contro la burocrazia.
Se così stanno le cose forse la cosa migliore è proprio pretendere un reddito per non fare nulla: “se proprio devo essere colonizzato almeno me ne sto a casa a vedere la televisione!”
Eppure bastava che le Zes fossero pensate solo per le piccole imprese fino a 50 dipendenti e sarebbe stato tutto un altro mondo! Anche per il Nord!
CANIO TRIONE