Il mondo è fatto a scale: a Margellina chi le scende e chi non le sale…

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Margellina è un quartiere sfortunato, come la sua stazione ferroviaria, lentamente ma inesorabilmente condannata ad un ridimensionamento in “fermata” “Metro”. Eh già, fermata nella sua evoluzione, fermata e stop: idea impensabile per una località conosciuta, recitata e cantata in tutto il mondo.
Hanno cominciato a storpiarne il nome originale, Margellina – appunto – dal latino “mare ialinum” (chiaro, trasparente) nell’inconsistente ed insignificante “Mergellina” attuale, ben lontano dalla poesia e dalle centinaia di canzoni dove viene citata. Addirittura ne esiste una bellissima scritta nel 1952 da Enzo Bonagura e interpretata da Sergio Bruni, della quale ricorderò qualche strofa per rendere l’idea:

“…Margellina, Margellina
d’ ‘e marenare,
d’ ‘e pparanze sott’ô sole,
d’ ‘e vvoce a mare.
Pe tutt’ ‘e ccoppie abbracciate
che saje fá,
che saje fá.
Chi ll’affitta ‘sti vvarche a ll’ammore,
sî tu Margellina
d’ ‘e marenare…”

(traduzione per i non napoletani:
“…Mergellina, Mergellina dei marinai, delle paranze sotto il sole, delle voci in mare.
Per tutte le coppie abbracciate che sai fare, che sai fare.
Chi affitta queste barche all’amore, sei tu Mergellina dei marinai…”). 

Depredato del nome, poi invaso dal cemento della speculazione edilizia che si è mangiata spiaggia e mare, il quartiere di Margellina non trova pace nemmeno su quella specie di binario morto che sta diventando la sua stazione, un tempo alternativa alla Centrale per alcuni convogli. 
Come dimostrano le foto inviateci da un viaggiatore in difficoltà, nel pomeriggio biglietteria e tabaccheria sono già chiuse, e le due macchinette automatiche posizionate ai lati della scala di accesso ai binari sono entrambe fuori servizio (una è guasta, l’altra, come riferisce un messaggio sul display, non può emettere il titolo di viaggio. 
Segno di abbandono e trascuratezza inequivocabile.

Ma il bello deve ancora venire. Stamattina mi sono recato sul posto per sincerarmi dello stato delle scale mobili, che tengo sotto osservazione da mesi, servendomi dell’ufficio postale ubicato all’esterno (il quale, per non essere da meno, ha il Postamat chiuso da una porta inaccessibile fino alle 08:00 del mattino quando le impiegate aprono la porta per entrare…).
Ebbene abbiamo tagliato il traguardo dei tre mesi, brillantemente superato, per le scale mobili fuori servizio per assistenza, così come gli ascensori.

Eh, sì, perché “genialmente”, nessuno ha pensato di alternare le due possibilità di accesso per turisti sovraccarichi di bagagli e trolley, senza voler dire dei disabili, lasciando una delle due fruibili al pubblico dei passeggeri. 
Insomma, alla povera Margellina dei marinai, se oggi dovessero dedicare una canzone, i suoi versi dovrebbero parlare di una “Margellina dei Maratoneti“, in quanto stazione accessibile solo per chi ha “buone gambe”. 
Come si dice, …il mondo è fatto a scale…”: 
Ma per chi arriva o parte da Margellina, bisogna accontentarsi di quelle tradizionali. 
Gambe (e trolley) in spalla, e via, su, su, fino alla meta. Sempre che Landini con la sua CGIL per quel giorno non abbia indetto il tradizionale siopero” cuscinetto per far da stampella all’inconsistente opposizione della sinistra attuale.

Gino Giammarino

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